mercoledì 16 dicembre 2009

DIOCESI DI LODI - 2° PARTE

Fisionomia

La Diocesi di Lodi si estende per 894 Kmq. Nella parte centro occidentale del sud della Lombardia. E' quasi totalmente compresa tra la riva destra dell'Adda e le rive sinistre del Lambro e del Po, con due propaggini: la Gera d'Adda, la zona di Spino sulla sinistra dell'Adda e la zona di S.Angelo con le colline di S.Colombano, sulla destra del Lambro. Confina con le Diocesi di Pavia, Milano, Cremona, Crema e Piacenza. Il territorio della Diocesi di Lodi comprende tutti i 61 Comuni della Provincia di Lodi (istituita nel 1992), più 7 comuni nella Provincia di Milano (Cerro al Lambro, Colturano, Dresano, Paullo, S.Zenone al Lambro, S.Colombano e Tribiano) 3 in quella di Cremona (Dovera, Spino d'Adda e le frazioni Nosadello e Gradella nel comune di Pandino) ed uno in provincia di Pavia (Miradolo Terme), per un totale di 72 Comuni. L'asse maggiore dell'area diocesana è di Km. 55, l'asse minore di Km. 25.
Il territorio è costituito da una pianura inclinata leggermente da nord a sud-est con un unico rilievo rappresentato dalle colline di S.Colombano al Lambro, che raggiungono l'elevazione massima di soli 144 metri s.m.
Fin verso il 1000 in parte malsana e paludosa, per il lavoro perseverante della sua gente, grandemente sorretta per vari secoli da benedettini e cistercensi, divenne una delle terre più fertili d'Italia. La conformazione e la natura del terreno, favorite da abbondanti acque di irrigazione derivate da numerose sorgive e corsi d'acqua hanno determinato l'attività degli abitanti: la produzione agroalimentare, e con essa in particolare la lavorazione del latte e il commercio dei latticini, sviluppate prevalentemente a livello artigianale ma poi giunte anche alla formazione di alcuni complessi industriali.
Dato il legame esistente fra abitanti e lavoro della terra, fino al 1950 circa la popolazione ha presentato il carattere di una certa stabilità, pur mossa dalla tipica migrazione interna dei braccianti (il “San Martino”). Questo ha fatto sì che la consistenza degli agglomerati urbani sia andata aumentando molto lentamente, pressochè al ritmo dell'incremento naturale.
Il periodo successivo alla seconda guerra mondiale ha segnato il momento di rottura con l'andamento secolare della vita del territorio. Il calo inesorabile della mano d'opera in agricoltura, associato allo scarso insediamento di attività industriali, ha portato ad un flusso non indifferente di popolazione dai piccoli centri verso quelli di maggiore consistenza numerica, favoriti da più abbondanti mezzi di comunicazione per raggiungere più facilmente il posto di lavoro dell'area metropolitana.
Si è avuto quindi un primo risultato evidente: lo spopolamento delle già piccole comunità a favore di quelle più grandi, ma anche un aumento consistente delle parrocchie al nord della diocesi che risentono dell'afflusso dall'hinterland milanese, oltre che del fenomeno migratorio di questo ultimo decennio. Gli immigrati, nel 2007, costituivano già il 10% della popolazione.
Il secondo risultato negativo delle cause sopraddette è rappresentato dal pendolarismo, per il quale varie migliaia di persone lasciano ogni giorno il luogo di residenza per il posto di lavoro, con tempi troppo spesso superiori al tollerabile. Anche in questo settore si sta notando un certo miglioramento legato a trasporti più funzionali.
La popolazione della Diocesi attualmente è di poco superiore alle 275.000 unità.
Accanto alla città capoluogo, che conta circa 42.000 abitanti, esistono altre quattro città (Casalpusterlengo, Codogno, Lodi Vecchio e S.Angelo Lodigiano), attorno alle quali fervono le attività e gli interessi delle rispettive aree; di una certa consistenza sono le borgate di S.Colombano nel centro Lodigiano, e di Paullo, nell'alto Lodigiano, verso cui gravitano le circostanti popolazioni.
Gli altri comuni sono prevalentemente tra i 1000 e 2000 abitanti, tranne una quindicina tra i 2000 e i 5000 ed un'altra quindicina sotto i 1000.
La diocesi, pur di dimensioni e di popolazione non cospicue, ha però sempre mantenuto una sua autonomia ed una sua autosufficienza, sia per quanto riguarda il clero che le istituzioni ecclesiastiche.
Essa è divisa in 8 vicariati: Lodi città, Casalpusterlengo, Codogno, Lodi Vecchio, Paullo, S.Angelo Lodigiano, S.Martino in Strada e Spino d'Adda. Recentemente è stata introdotta la figura delle Unità pastorali che raggruppano le parrocchie all'interno dei singoli vicariati secondo un nuovo assetto pastorale.
Le parrocchie sono 123, delle quali undici nella città episcopale. Tutti gli altri agglomerati sono sede di una sola parrocchia, tranne Casalpusterlengo (SS.Bartolomeo e Martino, e Maria Madre del Salvatore, dei Cappuccini), Codogno (S.Biagio, S.Francesca Cabrini e S.Giovanni Bosco) e S.Angelo (Santi Antonio Abate e Francesca Cabrini, e Maria Madre della Chiesa).
Le Chiese in Diocesi sono circa duecento ed un centinaio gli Oratori. Oltre un terzo, tra le une e gli altri, è dedicato alla Madonna, con prevalenza del titolo di Maria Assunta, tra cui la Cattedrale. Tra i santi prevalgono S.Rocco, S.Pietro e S.Antonio Abate.
Numerosi i luoghi di culto, anche piccoli, meta di pellegrinaggi. Tra essi in particolare il Santuario della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo e quello di S.Giovanni Battista del Calandrone di Merlino.
Non pochi di essi sono da segnalarsi anche per il loro valore artistico. Ne ricordiamo solo alcuni, come la Cattedrale, L'Incoronata, S.Francesco, S.Cristoforo (ora non più adibita ad edificio di culto) a Lodi; il grande complesso monastico di Ospedaletto Lodigiano, l'ex abbazia cistercense di Abbadia Cerreto, la Basilica di S. Bassiano a Lodi Vecchio e, tra le chiese più piccole, S.Maria della Neve di S.Maria in Prato.
A questo riguardo va segnalato anche il Museo Diocesano d'Arte Sacra.

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