giovedì 20 gennaio 2011

IL TEMPO ORDINARIO NELLA VITA DELLA CHIESA

Oltre i tempi che hanno proprie caratteristiche, ci sono 33 o 34 settimane durante il corso dell'anno, che sono destinate non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma nelle quali tale mistero viene soprattutto venerato nella sua globalità, specialmente nelle domeniche. Questo periodo si chiama Tempo Ordinario o per annum. Così le norme per l'anno liturgico definiscono il Tempo Ordinario: un tempo senza alcuna particolare caratteristica, se non quella di essere una celebrazione scandita dal mistero del Signore. Allora qui ordinario non significa qualunque, ma indica la celebrazione del mistero di Cristo che nel ritmo originario della domenica ordina, dà sistemazione misterica al tempo della Chiesa. E' importante notare il rapporto che esiste tra questo tempo della liturgia e quello della nostra vita di ogni giorno, che non è normalmente segnato da nulla di caratteristico, ma nel quale sono presenti le strutture di fondo, quelle più essenziali e più profonde della nostra vita, vissute senza particolari emozioni, ma con la tranquillità delle cose comuni, normali, ordinarie... ma che comunque ordinano la vita stessa. Il tempo ordinario, rendendo grazie per la creazione e per la redenzione insieme, impedisce all'anno liturgico di essere un semplice itinerario catechistico. Per la maggior parte dell'anno si abbandona la preoccupazione di ripresentare il mistero di Cristo in qualche aspetto particolare suo o di quello della storia della salvezza; ci sono circa 30 domeniche su 52 che non hanno particolari connotazioni, e che permettono al giorno del Signore, alla Parola, alla Chiesa radunata, al memoriale eucaristico settimanale della Pasqua, di essere l'esperienza fondante e l'emozione profonda della comunità cristiana. Ogni domenica l'Eucarestia recupera la sua forte valenza di essere momento sintesi dell'opera di Dio che va dalla creazione, alla redenzione operata in Cristo fino all'annuncio – profezia del suo compimento negli ultimi tempi. Il Tempo Ordinario ci ricorda che il giorno del Signore è signore dei giorni. Dal Concilio di Trento ad oggi le domeniche avevano perso la loro identità, riempite com'erano di molteplici commemorazioni di santi. Già Pio X all'inizio del XX secolo richiede dignità al giorno del Signore liberandolo dalle feste dei santi. La riforma del Vaticano II ha costituito un successivo passo in avanti. Nella Costituzione Sacrosanctum Concilium si legge: “La domenica è giorno di festa primordiale; divenga anche giorno di gioia e di astensione dal lavoro. Non vengano anteposte ad essa altre solennità che non siano di grandissima importanza, perché la domenica è il fondamento e il nucleo di tutto l'anno liturgico. La liturgia anche nel Tempo Ordinario deve celebrare soprattutto il primato di Dio, certo non al di sopra, ma dentro la vita dell'uomo.

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