Ho conosciuto don Alfredo (non sto parlando di un prete, "don" nei paesi di lingua spagnola equivale al nostro "signor"), se non ricordo male, il mio secondo anno in Ecuador! Sono sicurissimo della circostanza in cui l’ho
incontrato: la festa della Madonna di Lourdes che, a Matapalo, si celebra il sabato più prossimo al 24 di novembre. Stava arbitrando un torneo di calcetto; le gare di atletica e i tornei di calcio sono un classico di tutte le sagre, almeno in quella porzione di Ecuador che ho conosciuto. Era arrivato a cavallo, perché viveva a circa 45 minuti di cammino dal paese. Un paesino, Matapalo, veramente fuori mano. A 40 km da Puerto Lopez, località nella quale risiedevo.
I primi 26 di strada asfaltata cui seguivano 14 km di sterrato che per lunghi tratti coincideva con il letto di un fiumiciattolo: sassi nei periodi di secca e torrente in piena nei momenti di pioggia. La visita a questa comunità era mensile… e qualche volta, per i capricci dell’acqua, saltava.
Mi presentarono don Alfredo. Originario della zona si era trasferito per lavoro in città. Ora, attraverso un fondazione, gli avevano offerto la possibilità di lavorare a casa sua in progetto di riforestazione. Durante la sua permanenza in città era stato catechista, perché non chiedergli una collaborazione? Accettò. In una realtà in cui non potevo fare molto (non è che in altri posti possa o sappia fare di più!) si prese a carico la preparazione alla 1ª comunione di tre adulti e una ragazzina. Fu per questa comunità un momento veramente bello animato dalla presenza di una persona discreta ma incisiva, riconosciuta e rispettata da tutti. Ricordo come, passando per le celebrazioni delle feste principali come Natale e Pasqua (ovviamente con qualche giorno di ritardo), trovavo i "segni" dei momenti di preghiera da loro
vissuti: il presepe, la croce della via crucis, i libretti della liturgia della Parola… Poi finì il progetto di riforestazione, finì il suo lavoro e dovette tornare in città. Matapalo rimase nelle mani dello Spirito Santo, mani buonissime che bussarono ai cuori di altre persone non sempre disposte ad aprire con piena disponibilità.
Alla fine anche per me venne il momento di fare le valige e di sentirmi, pensando a queste piccole realtà semi-abbandonate, un po’ vigliacco. Momento anche in cui tirare le somme e gioire per questo esempio di laicato capace di far camminare la Chiesa… "malgrado" i sacedoti!
Mignete non è così fuori dal mondo come Matapalo, ma condivide con il paesino dell’Ecuador il fatto di non avere un prete a tempo pieno e di essere terra in cui i laici sanno far camminare la Chiesa.
Allora… buon Natale e un caro ricordo a tutti
Don Stefano
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