«Un contenuto cristiano
per gli auguri natalizi»
Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi
Non è facile parlare di auguri e di auguri di Natale. Tutti ne parlano e tutti giustamente si scambiano “i migliori auguri di Buon Natale”.
Qualcuno dice che quello degli auguri è rimasto uno dei pochi gesti di reciproca attenzione che la gente si scambia, insieme con il saluto quotidiano.
Anche noi credenti, soprattutto noi credenti, in questi giorni ci auguriamo vicendevolmente “buon Natale”.
Ma per evitare banali ripetitività, dobbiamo sforzarci di assegnare agli auguri natalizi una intenzione specifica e un contenuto cristiano, per essere almeno in grado poi di ripensare nella preghiera alle persone incontrate e agli auguri formulati.
E l’intenzione e il contenuto degli auguri di Natale li troviamo nella liturgia di questi giorni, che ci parla di Dio, di un Dio che si fa uomo, in una grotta, nella povertà di Betlemme. E ci parla di un uomo e di una donna, Maria e Giuseppe, che con il loro “sì”, hanno aperto le porte della Storia alla venuta del Signore. E ci parla, la liturgia, di profeti e di precursori che ci hanno consentito e ci consentono di vivere il tempo dell’attesa nella gioia e nella vigilanza.
E ci parlerà la liturgia, nelle prossime ore, di pastori che lasciano i loro attendamenti per vedere il Signore.
E quindi scambiarsi gli auguri di Natale deve significare, anche oggi, anche per noi, l’impegno di sollevare lo sguardo per lasciarsi pervadere dal Mistero di un dono e di una salvezza che chiede innanzitutto ascolto, riflessione e discernimento.
Insieme, è l’altro contenuto dei nostri auguri, con la voglia di misurare la vita e le scelte quotidiane con la Presenza del Signore che invita a fare della vita, a nostra volta, un dono per gli altri. La bontà, l’amicizia e il sentimento, che pervadono la vigilia di Natale, se confrontati con il Mistero della natività, possono veramente dare senso nuovo alla nostra esistenza che diventa, nel caso, capace di attenzione solidale verso gli altri, a cominciare da chi soffre per malattia, emarginazione, solitudine.
Il Vescovo volentieri rivolge a tutti i Lodigiani il suo augurio fraterno e cordiale, con l’auspicio che la tradizione, bella e grande, diventi convinzione quotidiana ed effettiva, a partire dagli auguri che ci scambiamo.
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